Seconda recensione di "Alcune note su una non entità".

Published on by Umberto Bieco

Una nuova recensione del mio cacolavoro illetterario su Le Stanze di Carta,

scritta da Lavinia Frati:

 

Il superatore e il superato sono i due volti della personalità già indagata, a livello filosofico, da Nietzsche e che nel romanzo di Umberto Bieco vengono efficacemente rappresentati nelle loro molteplici sfaccettature. Entrambi vivono le stesse emozioni ma diverse sono le reazioni che quest’ultime suscitano sulla personalità del protagonista.  Il divario, quasi schizofrenico, tra le due lega il lettore al racconto e lo fa sorridere delle varie situazioni sentimentali raccontate. La donna è raccontata attraverso la mente di uno psicopatico, di uno stilnovista, di un sessuofobico. Lo scardinamento della normalità avviene come fosse un fatto naturale: se non che i suoi effetti, sulle donne che incontriamo, non sortiscono nulla di buono.
I rapporti tra uomo e donna vengono qui descritti nell’estrema povertà che l’attuale epoca ha reso: la tecnologia permette di mostrarsi come, nella realtà, non si è. E quando ci si deve poi mostrare all’altro, ecco allora che la paura di non essere all’altezza mutila e rende impreparati. E’ un romanzo psicologico questo, che analizza le emozioni arricchendole con l’umorismo di chi, riuscendo a distaccarsi dalla propria incapacità e piccolezza, ha imparato a volgere lo sguardo verso sé prima che verso gli altri. Ma gli altri non vengono certo risparmiati: neanche se si chiamano Kafka Camus o Dostoevskij.  E’ la banalità del normale quello che sembra essere un elemento urticante per il narratore: ma questa banalità, che pure qualche soddisfazione sembra darla, è quella a cui il protagonista vorrebbe, a volte, arrivare: magari riuscendo a parlare con la ragazza dai capelli biondi a cui chiede, come un personaggio ottocentesco, se può avere l’onore di accompagnarla a casa. Accanto a questa delicatezza sentimentale troviamo, ma non in antitesi, una macelleria della carne in cui il corpo “ha il suono della carne che sbatteva, che si schiaffeggiava”. La sporcizia sessuale che modifica le persone: questo concetto molto cattolico è in completa antitesi a momenti in cui sembra di leggere alcuni brani di Bukowski. 
Lo spazio di felicità si riduce a una rincorsa verso un volto di donna che muta ma che, di volta in volta, dà la sensazione che il superato potrebbe anche avere la meglio sul superatore. Il racconto ha rimandi temporali tali da intrecciare il passato al presente, i ricordi all’attualità e il lettore dimentica presto, leggendo, che il superatore, con la pancia prominente e la capigliatura ormai rada, ha, probabilmente, fagocitato il superato.

 
Lavinia Frati, 18 aprile 2017
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